Data Stampa: 11/12/2018 18:53:24
Pagina: https://www.altavillamilicia.com/newsDet.asp?idNews=1845&t=trent’anni-fa-l’appuntato-giallombardo-veniva-assassinato
Trent’anni fa l’appuntato Giallombardo veniva assassinato
Con quattro colpi di fucile, trent’anni fa (domenica 11 dicembre 1988) veniva assassinato l’appuntato Carmelo Giallombardo, 37 anni, sposato e padre di due figli. Un agguato messo a segno davanti la sua abitazione.
In quegli anni bui Altavilla Milicia assieme a Bagheria e Casteldaccia, era tristemente noto come uno dei vertici di quel triangolo in cui Cosa nostra ha compiuto una vera e propria strage. La mattanza era iniziata nei primi anni Ottanta, quando le cosche si sono scatenate in un feroce regolamento di conti. La zona rappresentava uno dei crocevia del traffico della droga (la prima raffineria di eroina venne scoperta, nell'80, proprio da queste parti) e diventò una sorta di terreno franco per i latitanti.
Già nel 1969 un carabiniere fu assassinato in un conflitto a fuoco, a perder la vita fu l’appuntato Orazio Costantino (Medaglia d'Oro al Valor Militare "alla memoria"), il killer condannato all' ergastolo era Antonino Parisi, latitante di cui non si è mai trovato traccia, oggi presumibilmente morto.
Per l’omicidio di Giallombardo i carabinieri avevano seguito la pista mafiosa, forse una vendetta per il suo impegno nelle indagini sulla faida mafiosa. Si parlava con insistenza anche della ricerca di una nuova raffineria di droga, di quel laboratorio di cui si sarebbero serviti i trafficanti finiti nella rete con l' operazione Iron Tower. Ma non si sono esclusi altre ipotesi, ad esempio una rappresaglia compiuta da qualche piccolo malvivente.
Il commando è entrato in azione poco dopo le ore 23, Carmelo Giallombardo era appena rientrato a casa, dopo aver trascorso la sua giornata di riposo insieme ai familiari, in giro per il paese. La moglie e i due figli hanno subito raggiunto l' appartamento. Il carabiniere ha sistemato al sua utilitaria in garage. I killer (probabilmente in tre) hanno atteso che il carabiniere restasse da solo per portare a termine la missione di morte. I sicari erano appostati nel buio, nascosti da una grossa siepe, armati di fucile automatico caricato a pallini. I colpi sono partiti da una decina di metri mentre il carabiniere, con le spalle rivolte agli assassini, stava abbassando la saracinesca del box: cinque colpi in rapida successione, uno solo dei quali andato a vuoto. Il carabiniere è morto sul colpo.
I primi ad accorrere, richiamati dalle detonazioni, sono stati proprio i familiari. Mentre ad Altavilla arrivavano i vertici dei carabinieri di Palermo, sono subito scattati i posti di blocco. Nel corso della notte sono state compiute perquisizioni, e una decina di persone sono state fermate: tutte sono state sottoposte alla prova del guanto di paraffina, per eventuali tracce di polvere da sparo. I sicari probabilmente sono fuggiti a piedi.
La camera ardente fu allestita nella stazione dei carabinieri dove, per cinque anni, la vittima prestava servizio.
Le indagine furono coordinate dal sostituto procuratore Maria Vittoria Randazzo. Tutti i fascicoli che, pur non indirizzati su episodi specifici, prendono in esame la lunga guerra di mafia nel triangolo della morte. (da La Repubblica)
Otto mesi prima il comandante della Stazione, il maresciallo Di Somma, aveva subìto l'incendio della sua automobile e il carabiniere era stato trasferito a scopo precauzionale. Al telefono della caserma poi arrivavano spesso insulti e minacce.
Poche settimana prima di essere ucciso, Giallombardo aveva partecipato ad un'indagine che fruttò il sequestro di un carico di eroina fra Altavilla Milicia e Bagheria. Pare che dopo quell'operazione, Giallombardo avesse trovato la sua Fiat 127 con i copertoni tagliati; da allora era cominciato un periodo di inquietudini che la moglie del carabiniere aveva interpretato come il segno di una depressione.
Fra il 1986 ed il 1987, Giallombardo aveva prestato servizio all'interno dell'aula bunker di Palermo, durante lo storico "maxiprocesso" a cosa nostra: bastavano questi precedenti di servizio a giustificare l'agguato mafioso di cui fu vittima?
A distanza di trent’anni, l'inchiesta sull'omicidio dell'appuntato Carmelo Giallombardo, dapprima in mano alla Procura di Termini Imerese e negli anni successivi trasferita alla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, è stata archiviata senza indicazioni né dei colpevoli né di un movente.
La memoria di Carmelo Giallombardo è ricordata dall'Arma dei Carabinieri come quella di un appuntato "vittima del dovere, nell'ambito delle inchieste che stava conducendo sull'ambiente malavitoso locale". (da ReportageSicilia)
- Categoria: Cronaca
- Data: 11/12/2018