Data Stampa: 14/09/2021 19:42:14
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400° anno della nascita di Altavilla Milicia: Le origini
Fu un mercoledì di quattrocento anni fa, precisamente mercoledì 15 settembre 1621, che il nobile Francesco Maria Beccadelli ottenne dal Re Filippo III di Spagna, noto anche come Filippo il Pio (Felipe el Piadoso), la “Licentia populandi” per la fondazione di un paesino con il nome di Alta Villa, nella terra della Mìlicia.
Così inizia la storia di Altavilla Milicia, attorno a uno dei bagli più grandi di quel periodo, su un altopiano a 70 metri dal livello del mare, in un vastissimo terreno verde con poche case.
Il Bologna ottenne la licentia populandi dietro un pagamento di 300 onze «in auxilium belli Alemania», e il 25 dello stesso mese gli veniva riconfermato il diritto di esercitare la giurisdizione civile e penale già acquistato in precedenza.
Il 20 settembre 1621 la Regia Corte consegnava la relazione firmata degli ingegneri Bartolomeo Froyle de Andrada, Diego Sanches e Mariano Smeriglio con le disposizioni per la costruzione del nuovo centro abitato. Essi disposero che il nuovo centro abitato fosse costruito sul lato nord, verso il mare, e che si estendesse a ovest del baglio, in modo che il castello non ne fosse inglobato, ma divenisse il vertice dell’agglomerato urbano, assumendo così un significato anche simbolico di “vertice” del potere. Inoltre, la posizione sopraelevata della Mìlicia su un promontorio prospiciente il mare circondato da un dirupo sia a est sia a ovest, a metà strada tra le torri Solanto e Colonna, avrebbe permesso un controllo costante dell’accesso al territorio via mare e anche via terra.
Il progetto di Mariano Smeriglio prevedeva uno sviluppo ortogonale della città, in modo da garantire anche una eventuale espansione armonica del centro abitato. In contrada Castello, dove in precedenza si trovavano il trappeto e il forno del cannameleto, fu prevista la costruzione di 16 abitazioni terrane. Si trattava di unità abitative composte da un unico ambiente, larghe 6 metri e profonde 6-7 metri, dotate di una porta d’ingresso – alta 8 palmi (2 metri) e larga 4 (1 metro) – e di una finestra, alta e larga 4 palmi.
Per le nuove costruzioni furono utilizzati materiali facilmente reperibili nel Val di Mazara, come sabbia, pietre, calce, e tistette di calcare tufaceo (detto anche pietra morta), che, tra maggio e luglio, giunsero alla Mìlicia via terra e via mare. Il Bologna costruì a sue spese il primo nucleo, orientando così la scelta dei moduli abitativi.
Per attirare nuovi abitanti il feudatario era disposto a contrattare con i coloni alcune concessioni legate alla nascita del nuovo centro abitato spesso contenute in capitoli, frutto di accordo tra le parti, che stabilivano prerogative e doveri dei nuovi abitanti. Per Altavilla non c’è nessuna traccia di capitoli concessi da Francesco Maria Bologna ai primi abitanti; mentre, dall’analisi dei riveli di beni e anime del 1623, si evince che almeno 20 capifamiglia di quelli trasferitisi ad Altavilla tra il 1622 e il 1623 gestivano alcuni lotti di terra concessi in enfiteusi dal Bologna e già piantati a vite; è quindi molto probabile che tutti i capi famiglia avessero ricevuto le viti come incentivo al trasferimento ad Altavilla. Si trattava di piccoli appezzamenti adiacenti tra loro, in contrada Castello, nelle immediate vicinanze delle prime case costruite. La vigna rappresentava per le famiglie dei nuovi coloni una fonte di reddito basilare, dalla quale, oltre al vino, si traevano i sarmenti per il fuoco, ortaggi e legumi piantati ai margini dei filari.
Ad Altavilla i nuovi abitanti arrivarono tra il 1622 e il 1623, una volta ultimati i lavori di edificazione. Si trattava di un insediamento di modeste dimensioni, circa 32 fuochi – nuclei familiari – per un numero complessivo di 123 abitanti: era povera gente attirata dalla prospettiva di una casa e di un pezzo di terra da lavorare e da un carico fiscale minore. Il modello di famiglia dominante era quello nucleare – composto da genitori e figli – strettamente legato alla produzione feudale, che faceva sì che i contadini non si stabilissero sulla terra che lavoravano, ma nelle “città condadine”, nel caso siciliano, feudali96. Anche la progettazione delle case, ambienti unici polifunzionali pensati per le esigenze di una coppia con figli, conferma la diffusione nella Sicilia agricola di questo modello familiare. (AKI)
Testo parzialmente estratto da “Le fondamenta della nobiltà. La colonizzazione della Mìlicia e la nascita di Altavilla nel XVII secolo” di Lavinia Pinzarrone
- Categoria: Cultura
- Data: 14/09/2021