Data Stampa: 03/08/2011 14:26:42
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Operazione antiriciclaggio, 20 arresti in tutta Italia
Una maxi operazione antiriciclaggio è in corso da questa mattina in tutta Italia. La Guardia di Finanza di Locri, sotto la direzione della Dda di Reggio Calabria, ha bloccato una colossale organizzazione messa in atto attraverso l'intermediazione di esponenti di spicco della 'ndrangheta reggina e di Cosa nostra siciliana.
Alle investigazioni in Sicilia ha collaborato il Nucleo speciale polizia valutaria della Guardia di Finanza. Venti persone sono finite in manette, accusate di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio, alla truffa e alla falsificazione di titoli di credito. I venti provvedimenti restrittivi (diciannove in carcere e uno ai domiciliari) sono stati firmati dal gip Silvana Grasso su richiesta del procuratore della Dda di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone e dell'aggiunto Nicola Gratteri. La base dell'organizzazione è stata individuata nella Piana di Gioia Tauro. I provvedimenti restrittivi sono stati eseguiti a Trapani, Reggio Emilia, Modena, Catanzaro, Palermo, Bologna, Verona, Cosenza e Reggio Calabria.
L'avvio dell'inchiesta
L'inchiesta ha avuto inizio in seguito al sequestro, nel settembre 2009, di un un certificato di deposito (in oro) emesso dal Credit Suisse per un importo di 870 milioni di dollari per il quale furono denunciate due persone ritenute vicine alla cosca dei Fazzalari - Viola - Avignone. Il certificato di credito era stato aperto nel 1961 e intestato a mister "Sukarno", dittatore dell'Indonesia dal 1945 al 1967 e scomparso nel 1971.
Il titolo fu trovato nell'auto su cui viaggiava Nicola Galati, 53enne originario del vibonese, che dall'Emilia Romagna stava giungendo in Calabria. Dalle intercettazioni telefoniche era emerso che erano state intavolate diverse trattative per la negoziazione, con istituti bancari sia Italiani, come il Banco di Sicilia, sia esteri come Ing Direct, Unicredit, Monte dei Paschi di Siena e la stessa banca vaticana Ior.
Per riciclare quella montagna di dollari le 'ndrine reggine avevano chiesto aiuto alla mafia siciliana, a cosa nostra di Alcamo. E così tre siciliani, Antonio Drago di Altavilla Milicia (Palermo), Salvatore Angelo di Salemi (Trapani) e Andrea Angelo di Alcamo (Trapani) si sono presentati in una filiale del Banco di Sicilia per negoziare il certificato. Stavano per riuscire a rendere il titolo «collaterale», come si dice in gergo bancario, per utilizzarlo a supporto di altre operazioni o a garanzia, quando la Guardia di finanza di Reggio Calabria lo ha sequestrato.
«Le trattative intavolate con le banche ci fanno porre alcune domande sul rischio di collusione o di una ingenuità eccezionale da parte dei funzionari bancari» - ha commentato Pignatone, nel corso della conferenza stampa per illustrare gli esiti dell'operazione. Per il procuratore aggiunto Gratteri, «davanti ad una somma così ingente non sarebbe dovuto accadere che alcuni funzionari di banca, senza battere ciglio, abbiano cominciato a trattare ed a discutere la negoziazione del titolo». Fondamentale si é rivelata anche la collaborazione che ormai la Procura di Reggio Calabria ha da tantissimi anni con le autorità straniere, in particolare con la Svizzera.
Sul sito http://www.ilsole24ore.com anche un video.